Corsica in Vespa
Un sogno tenuto nel cassetto per tanti anni, che finalmente si realizza un mattino di fine Luglio, quando carichiamo la mia Vespa PX 125 con un bagaglio studiato e calibrato in ogni minimo dettaglio, per partire alla volta di un viaggio indimenticabile. Tre settimane, due persone, una Vespa, e 1300 chilometri di strade assolate e sconnesse, per compiere il giro completo della Corsica, lungo tutta la sua costa di varia e incomparabile bellezza.
Partiamo dalla mia casa di campagna, alla periferia di Bologna, alle 9 del mattino del 29 Lugio, io e Lucia, con la Vespa caricata dello stretto necessario per tre settimane di mare e di campeggio. Passando per Pavana e Pistoia valichiamo l’appennino fino al porto mediceo di Livorno, dove un traghetto ci portera’ a Bastia. Sbarchiamo in Corscia, stanchi e felici, la mattina del 30 Lugio, pronti a partire per la nostra avventura. Direzione sud, sulla strada nazionale che percorre la costa orientale dell’isola, bassa e sabbiosa, priva di particolari attrattive, per giungere al bivio che da Ghisonaccia si inerpica verso l’interno, in una serie di tornanti stretti e impegnativi che portano al Col di Bavella, un massiccio montuoso di incredibile bellezza, con guglie di roccia grigia che si ergono in mezzo ad una vegetazione rigogliosa e formano una serie di piscine naturali di acque azzurre.
La nostra Vespa alla partenza, e le piscine naturali del Col di Bavella.
Prosegiuamo nella nostra prima tappa inerpicandoci verso Zonza, un grazioso paesino di montagna in pietra grigia, dove riusciamo a fermarci solo per qualche minuto, spinti dalla stanchezza a proseguire spediti verso la nostra prima destinazione, il campeggio Asciaghjiu a Bocca di l’Oro, vicino a Porto Vecchio, un campeggio ombreggiato e dotato di spiaggia privata che raggiungiamo nel tardo pomeriggio. La costa vicino a Porto Vecchio gode di una meritata fama a livello internazionale per la bellezza di spiagge meravigliose come Palombaggia, Santa Giulia, Tamaricciu e Rondinara, che attirano una massa eccessiva di turisti. La zona, specie ad Agosto e’ sovraffollata e i prezzi sono veramente folli, ma la nostra impostazione low-cost, basata sulla Vespa e sul campeggio, ci consente di trattenerci cinque notti in questa zona, e di visitare tutte le spiagge piu’ note, che nonostante lo spiacevole sovraffollamento agostano certamente meritano una visita. Su tutte, merita una menzione speciale la spiaggia di Tamaricciu, anche nota come Cala di La Folata, meno famosa e dunque meno congestionata delle piu’ conosciute Palombaggia e Rondinara, ma certamente non meno bella.
La spiaggia di Palombaggia (sinistra) e la baia di Tamaricciu (destra)
L’ultimo giorno della nostra permanenza al camping Asciaghjiu ci rechiamo a visitare Bonifacio, l’estrema punta sud della Corsica, che s trova a poco piu’ di 25 chilometri dal nostro campeggio. La bellezza di Bonifacio e’ nota a tutti, ma nonostante ci fossimo gia’ stati diverse volte in passato, la visione di questa citta’ aggrappata alla falesia bianca che il mare e il vento lentamente le sbriciolano sotto, lascia sempre senza fiato. Da Bonifacio ci incamminiamo a piedi verso Capo Pertusato, dove si trova il faro della punta sud della Corsica che dirama il bollettino del mare piu’ ascoltato dai naviganti che affrontano l’impegnativo braccio di mare delle Bocche di Bonifacio. Giunti al faro, scendiamo per un sentiero battuto che attraverso la roccia bianca conduce ad una piccola spiaggetta di sabbia, con un mare che niente ha da invidiare alle spiagge tropicali dei caraibi. Qui facciamo il bagno nel punto piu’ meridionale dell’isola, circondati da banchi di pesci di varie specie e dimensioni. Uno spettacolo!
Il Grain de Sel, il faro di Capo Pertusato, e la citta’ di Bonifacio al tramonto
Lasciamo il camping Asciaghjiu alla volta della nostra seconda tappa, il Camping d’Arone, un campeggio di rara bellezza situato nella remota Plage d’Arone, una grande spiaggia di sabbia chiara che si raggiunge con una strada di 5 chilometri a strapiombo sul mare dal villaggio di Piana, sulla costa occidentale dell’isola. Per raggiungerlo, affrontiamo una tappa di quasi 200 chilometri, fermandoci per pranzo nel bellissimo villaggio di Campomoro, ed attraversando il caos quasi metropolitano di Ajaccio a meta’ pomeriggio. Al dila’ della bellezza del nostro campeggio, e della spiaggia che gli si sdraia vicino, la zona di Piana e’ una delle piu’ belle che abbiamo incontrato nel nostro viaggio. Le formazioni rocciose di pietra rossa che si ergono dal mare in forme strane e bizzarre, che ricordano certi castelli di sabbia un po’ gotici, note col nome di “Calanches”, sono Patrimonio dell’Umanita’ UNESCO, e meritano una visita prolungata. Cosi’ come merita di essere raggiunta a piedi, dopo un sentiero di un paio d’ore, la torre di Capo Rosso, una torre di avvistamento sulla cima di un promontorio a strapiombo sul mare, che qui assume un colore blu intenso.
I Calanches di Piana,e il promontorio di Capo Rosso, con la torre di avvistamento sulla cima
Il tramonto sui Calanches e’ semplicemente spettacolare, e se i nostri aperitivi non fossero stati funestati dall’attacco di vespe inferocite e fameliche, sarebbero stati veramente uno die momenti piu’ memorabili dell’intero viaggio. Tra le mille esperienze collezionate nei sette giorni passati nella zona di Piana, merita un ricordo particolare, la visita al paese di Cargese, con la vicina Plage du Pero, e il cammino di due ore affrontato per raggiungere il villaggio di Girolata lungo le tracce del postino Guy “Le Facteur”, che ha percorso questo sentiero per trent’anni per portare la posta al villaggio che ancora oggi e’ raggiungibile solo tramite il sentiero o via mare. Altra perla di rara bellezza e’ la piccola cala ciottolosa di Ficajola, che si raggiunge con una strettissima e tortuosa stradina astrapiombo sul mare, che in auto non avrei certamente avuto il coraggio di affrontare.
Tramonto sui “Calanches”, e il remoto villaggio di Girolata
Una volta ripartiti, a malincuore, dal nostro buen retiro della plage d’Arone, percorriamo la costa ord-occidentale dell’isola evitando accuratamente la scorciatoia nazionale più diretta ma certamente meno spettacolare, e ci dirigiamo verso la piu’ modaiola cittadina di Calvi, che i Corsi rivendicano come città natale nientemeno che di Cristoforo Colombo. Rimaniamo a Calvi solo una notte, giusto per gustarci il lusso di una cena di pesce al ristorante e qualche passeggiata serale tra le piccole vie costellate di botteghe artigianali che vendono souvenir e tra le grandi e lussuose barche ormeggiate nel porto, e ripartiamo verso la destinazione finale del nostro viaggio: il Capo Corso.
Non è certamente esagerato dire che questa penisola così particolare e così diversa dal resto della Corsica meriterebbe da sola un viaggio. Nel tragitto tra Calvi e Saint Florent (nostra prima base di esplorazione del Capo, dove troviamo anche il peggior campeggio del nostro viaggio, il camping Kallisté) la spettacolare strada costiera testimonia un rapido cambiamento del paesaggio, che dalla roccia grigia della zona di Calvi lascia spazio ad una roccia verde e friabile, che caratterizza tutto il versante occidentale del Capo. Esempio particolarmente evidente della presenza di questa particolare formazione rocciosa e’ il paese di Nonza, con la sua torre in pietra verde che sovrasta la altrettanto notevole spiaggia nera. Meno poetico e’ pero’ lo scoprire che il colore scuro di questo tratto di costa e’ dovuto all’inquinamento depositato per decenni dalla vicina miniera di amianto, oggi ormai chiusa da tempo.
Il paesino di Nonza e la sua spiaggia nera
Spinti dalla fama che la avvolge e dalla raccomandazione di alcuni amici, ci imbarchiamo anche nella non facile impresa di raggiungere la spiaggia di Saleccia, nel mezzo del Desert des Agriates. La zona e’ completamente disabitata, e la spiaggia si puo’ raggiungere solo via mare, o con una tortuosa mulattiera di 13 chilometri che parte dal colle di Santu Petru. Optiamo per la seconda possibilita’, servendoci di un carissimo servizio navetta effettuato con dei fuoristrada di grossa cilindrata, che comunque ci fanno fare un viaggio decisamente “movimentato”. Purtroppo, la complessita’ e il costo dell’impresa non si rivelano essere un buon investimento: la spiaggia, indubbiamente splendida e potenzialmente paradisiaca, e’ rovinata da un affollamento che la fa sembrare piu’ simile a Riccione che ad una remota spiaggia nel mezzo di un deserto. Decine e decine di barche e yachts ormeggiati a pochi metri dalla costa, e una presenza eccessiva di turisti, testimoniano di come la “fama” di questo luogo lo abbia (speriamo non irreversibilmente) rovinato. Rpartiti da Saint Florent e dal pessimo Camping Kalliste’, ci dirigiamo a nord, costeggianod tutto il Capo e facendo tappa nel grazioso paesino di Pino, che merita certamente una visita. Proseguiamo quindi verso nord, fino a “doppiare” il Capo all’altessa del famoso Moulin Mattei, per scollinare sul versante orientale, non senza aver notato ed annotato un paio di spiagge meravigliose per tornare a visitarle nei giorni seguenti. Dopo un’altra ventina di chilometri raggiungiamo Macinaggio, ultima tappa del nostro viaggio, ed ultimo campeggio della nostra vacanza, che fortunatamente ci fanno presto dimenticare la pessima esperienza precedente. Il Camping “U Stazzu” e’ un piccolo campeggio ricavato da una vecchia stalla/scuderia; dal bar del campeggio si vede un piccolo pascolo con i cavalli del vicino maneggio, e poco piu’ oltre, il mare. L’atmosfera è rilassata e il bar del camping serve un fantastico “Muscat du Cap Corse” freddo. Il Muscat è una delle attrazioni imperdibili del Capo Corso, un vino dolce di vendemmia tardiva, ad alta gradazione alcolica, che i corsi bevono come vino da aperitivo, ma che noi italiani assoceremmo istintivamente più a formaggi e pasticceria secca, vista la somiglianza col Passito.
Arrivo al Camping U Stazzu, e una delle tante torri del Capo Corso orientale
La base di Macinaggio, dove è difficilissimo fare rifornimento di benzina, ci serve come punto di partenza per l’esplorazione del Capo Corso nord-orientale, molto più rigoglioso e lussureggiante del versante occidentale, e la estrema punta settentrionale, la riserva naturale di “La Capandula”, esplorabile solo a piedi. Il Capo Corso orientale è percorso da una bellissima strada costiera poco impegnativa ed in condizioni assai migliori della media delle strade che abbiamo incontrato nel nostro viaggio, ed è costellata di torri genovesi di avvistamento. Incrociamo anche una comitiva di vespisti che ci salutano con uno starnazzare corale di clacson. Percorrendo la strada costiera orientale si attraversano diversi paesini, tra cui vale la pena segnalare Pietracorbara, soprattutto per la bellissima spiaggia dalle acque limpidissime posta alla foce di un piccolo ruscello. Ma la vera scoperta di quest’ultima tappa del nostro viaggio e’ la punta del Capo, la Reserve Naturelle de la Capandula. Questa comprende tutta la costa che va da Macinaggio a Centuri-Port (piccolo borgo noto per i ristorantini di pesce, a cui anche noi non abbiamo saputo resistere, rimediando però entrambi una intossicazione alimetare che ci tiene svegli una notte intera), e non è percorribile con mezzi a motore, ma solo con un lungo sentiero di circa 18 chilometri noto come “Sentiero dei Doganieri”. Alcune delle localita’ poste lungo il sentiero sono in realta’ raggiungibili con mezzi a motore tramite alcune stradine che scendono dalla strada principale del Moulin Mattei, come ad esempio il bellissimo paesino di Barcaggio, con una spiaggia ventosa e bellissima, proprio di fronte all’isola di Giraglia, il punto piu’ settentrionale della Corsica. Interessante anche la visita ai paesini arroccati sulla montagna, ma con una ampia vista sul mare, proprio sopra Macinaggio, tra cui in particolare il paesino di Rogliano.
La spiaggia di Barcaggio, con l’isola di Giraglia sullo sfondo; la torre del paesino di Rogliano; l’inizio del sentiero dei doganieri.
L’esplorazione del sentiero dei Doganieri è comunque quella che ci regala l’esperienza piu’ bella. In una giornata ne riusciamo a percorrere solo meta’, da Macinaggio fino alle bellissime spiagge di Cala Genovese e Cala Francese, passando per la baia di Tamarone, ancora un po’ troppo affollata trovandosi ad un solo chilometro dall’inizio del sentiero, per la piu’ tranquilla Plage des Iles, situata di frote all’isola di Finocchiarola, e per chiesa e la torre di Santa Maria, suggestivamente spaccata a meta’ e circondata completamente dal mare. Il cammino immerso nel profumo della macchia mediterranea e nel silenzio di incontri assai poco frequenti con altri turisti è estremamente suggestivo, anche se impegnativo per il caldo e per la poca vegetazione a cui chiedere un po’ di ombra. Ma lo spettacolo di Cala Francese, dove una mandria di placide mucche bruca le alghe secche portate dalla risacca, ma soprattutto di Cala Genovese, con il suo piccolo bacino di acqua calda e cristallina da sembrare una spiaggia caraibica, valgono certamente la fatica del cammino.
La Tour de Santa Maria, e le mucche al pascolo a Cala Francese.
Les Iles, tra cui la maggiore Finocchiarola, e l’Isola d’Elba che appare all’orizzonte, oltre la macchia e gli azzurri del mare.
E giunge purtroppo il tempo di smontare la tenda per l’ultima volta, caricare la Vespa, e partire verso il traghetto che da Bastia ci riportera’ in Italia. Nel tragitto, ci fermiamo a Patrimonio, paese nei pressi di Saint Florent famoso per la produzione di vino, e visitiamo il paesino di Murato,con la sua chiesa di marmo bianco e verde, prima di intraprendere l’ultima discesa lungo una strada buia e pericolosa, con auto che sfrecciano a velocita’ impensabili e capre che appaiono dal bui nel mezzo della strada dietro una curva qualsiasi. Arriviamo sani e salvi all’imbarco, e salutiamo la Corsica con una certa malinconia che gia’ inizia a salirci nonappena rientrati nel traffico cittadino della citta’ di Bastia. Dopo tre settimane di avventura su strade malconce, in una natura incontaminata, con il blu del mare dietro ogni curva, la regolarita’ del traffico ci sovrasta come un’invasione barbarica. Ma il biglietto non lascia scampo, e si deve tornare a casa. Questa e’ stata veramente un’avventura memorabile.
Tuesday, August 21, 2012